Trattamento farmacologico

Ad oggi il trattamento dell’Epilessia è sintomatico, capace cioè di ottenere il controllo delle crisi, ma privo di un vero e proprio potere antiepilettogeno.1 L’obiettivo primario della terapia è il controllo completo delle crisi in assenza di effetti collaterali che possano interferire negativamente con la qualità di vita della persona con Epilessia; ove tale obiettivo non sia raggiungibile, il trattamento sarà mirato a stabilire il miglior compromesso tra la riduzione della frequenza e della gravità delle crisi ed il carico di effetti collaterali associati all’impiego dei farmaci.2

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La buona riuscita del trattamento dipende dalla stretta collaborazione tra la persona con Epilessia, i suoi familiari e il personale sanitario di riferimento. È fondamentale avere chiari i presupposti della cura con i farmaci anticrisi, potrebbe essere utile prepararsi alla visita appuntando dubbi e domande da porre all’epilettologo.1

È opportuno, inoltre, conoscere gli effetti collaterali dei farmaci somministrati e le eventuali interazioni con altri farmaci.1

La terapia iniziale prevede un singolo farmaco, scelto sulla base delle caratteristiche individuali, del tipo di crisi e di sindrome, della causa della malattia, eventuale presenza di comorbidità e assunzione di terapie concomitanti. La posologia del farmaco viene incrementata gradualmente, sino a raggiungere la dose iniziale di mantenimento. Una volta definita la posologia iniziale di mantenimento, ulteriori eventuali aggiustamenti della dose sono effettuati sulla base della risposta clinica (controllo delle crisi ed eventuali effetti avversi).2

In alcuni casi, le crisi persistono malgrado la terapia. Questa condizione è chiamata farmacoresistenza; è necessario sottolineare che non è necessariamente definitiva e irreversibile, perché il paziente può nel decorso successivo risultare responsivo ad altre associazioni farmacologiche o ad altre sostanze di nuova introduzione in commercio.1