Le maggiori criticità sono però attribuibili a problemi di integrazione e socializzazione, dovuti soprattutto alla disinformazione, alle attitudini negative del personale scolastico nei confronti degli alunni con epilessia, e all’assenza di una regolamentazione riguardo la somministrazione della terapia cronica e di emergenza in orario scolastico. Quest’ultimo punto è particolarmente critico perché può determinare perfino l’impossibilità degli alunni con epilessia a frequentare la scuola.1 Nei casi di epilessie gravi, con o senza comorbidità e ritardi dello sviluppo psicomotorio, un ruolo chiave nell’agevolare l’integrazione sociale e permettere che il percorso scolastico sia proficuo, può essere svolto dall’insegnante di sostegno, la cui presenza in classe è prevista dalla legge, previa diagnosi dello specialista che ne certifichi l’esigenza.1